Viaggio in LibreLogo con i miei alunni!
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Viaggio in LibreLogo con i miei alunni!
Curiosità…..Ecco come definirei il mio atteggiamento iniziale nei confronti di questo “LOGO”: (…)la tartaruga era in realtà un robot che disegnava mentre si muoveva, leggo nel Piccolo manuale di LibreLogo La Geometria della Tartaruga di Andreas R. Formiconi.
Vado indietro con la mente….Ricordo di aver incontrato il nome LOGO tante volte, studiando materie come psicologia, pedagogia e informatica, ma ho sempre declinato un approfondimento, tranne per la necessità di comprendere il significato della parola LOGO che spesso viene utilizzata in altri contesti, che, “a quel tempo”, erano più vicini alle mie esigenze e ai miei interessi. Poi finisco come animatore digitale nel vortice del movimento “coding” lo scorso dicembre 2015. Anzi no, mi sbaglio…Di coding ne ho sentito parlare già nel precedente mese di marzo 2015, approcciandomi al percorso relativo al Piano Regionale di Formazione per il personale docente “Docenti 3.0: la multimedialità in classe” (MIUR n.0017436 del 27/11/2014. Ebbene sì, solo la parola mi infastidiva….Troppo tecnica, troppo informatica…A me interessava approfondire la dimensione metodologica e didattica, di competenze tecnologico-informatiche mi basta sapere il necessario utile ad approcciarmi agli alunni. E invece!!! Entro nel mondo di SCRATCH…Seguo le lezioni in presenza tenute da un esperto, e mi sembra di non capirci nulla, al punto che, nella fase dell’esercitazione, quasi ho paura di mettermi in gioco. “Lascio fare ai miei compagni di gruppo”, penso. Ma finisco per sorprendermi io stessa quando, alle prese con tracce e consegne, mi lascio intrigare dalla strana antipatica “tecnica” di “costruzione di soluzioni” per arrivare allo scopo che, intanto, l’ intelligenza creativa di ogni membro del mio gruppo, si prefigge. Credo di aver attivato il motore del mio “pensiero computazionale”…e da lì si mette in moto qualcosa che non mi abbandona più. Quando rientro in classe, mi approccio diversamente al contesto didattico. Non voglio dilungarmi su questo aspetto, ma occorre che io ne faccia riferimento, perché con i miei alunni di allora 2^ primaria ho attivato pratiche metodologiche e didattiche che solo successivamente ho potuto e saputo collocare. Sorvolo l’esperienza dell’Ora del codice, di “Coding in your classroom now”, per teletrasportare l’attenzione sull’attuale contesto classe, costituito da alunni che oggi frequentano la 4^ primaria, tra i quali ci sono bambini con DSA.
Inizio a leggere il manuale. Sul pc della classe, che passa di mano in mano tra gli alunni durante le attività, a secondo delle necessità, scarico LibreOffice, seguendo attentamente le istruzioni, e arrivo a Libre Logo. Leggo e finalmente, dopo tempo, scopro cosa c’entra Papert con tutto ciò, ecc ecc… Decido di fare amicizia con la famosa tartaruga, considerando che con il gattino di Scratch abbiamo condiviso piacevoli avventure
Ovviamente, questa esperienza, è impiantata in un corso finalizzato ad un esame IUL che sollecita un certo impegno e investimento di tempo, ma non voglio sottovalutare l’importanza di un approccio per me più accessibile e utile rispetto sia alla mia formazione che al mio contesto didattico. Quindi, dopo l’inondazione di coding nel primo quadrimestre, dovuta ai numerosi pretesti provenienti dall’esterno ( Codeweek, Compleanno del PNSD, Ora del codice…) arriva il momento di concentrarmi su LOGO. Così, qualche giorno fa, chiamo il mio alunno F. (con DSA e nell’occhio del ciclone di esperti neuropsichiatri, docenti di sostegno ecc ecc), gli passo il pc e gli chiedo di esplorare questa “cosa nuova”. Apro il programma e introduco la novità più o meno con queste parole,: << Io non so bene ancora di cosa si tratta (e veramante è così), ma so che c’è una tartaruga che può eseguire dei movimenti….>>; F. mi interrompe e mi dice <<…come Scratch…>>, e io, ovviamente, per l’ennesima volta stupita, proseguo <<…sì, infatti, però con delle differenze. Hai a disposizione strumenti diversi per dare comandi…Ecco, guarda, questo è un manuale e a questa pagina ci sono indicazioni utili>>.
La mia avventura con LOGOTurtle, così l’ha chiamata F., inizia da qui…
Caro prof., se questo approccio è valido, proseguo, altrimenti attendo da lei la giusta dritta per aggiustare il tiro. In sostanza, mentre leggo il manuale, riascolto le sue lezioni, scopro LOGO, seguo i miei alunni ( sono diventati tre, per ora) che manipolano il software.
Io non insegno matematica, ma l’ambito linguistico, e mi trovo molto d’accordo con l’affermazione della separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica ( mi viene in mente Morin), di quanto questa abbia a che fare con il radicamento delle tradizionali pratiche di insegnamento e di apprendimento, e di quanto il PC possa cambiare la situazione, oltre “far guarire” dalla “MATHOPHOBIA”. Si sta parlando tanto di innovazione attraverso il digitale, ma il più delle volte si prende il problema partendo “alla larga”, da un approccio sociologico, pedagogico, didattico; mi sembra che con questo suo punto di vista stiamo partendo dal “cuore” del problema.
Sto scrivendo davvero considerando questo un mio “Diario di bordo” durante lo studio in progress del Manuale, quindi mi scuso se ci sono delle inesattezze che, evidentemente, potrò correggere al termine della lettura e dello studio dei materiali.
Qui qualche foto delle prime due occasioni di approccio degli alunni con LOGO...
https://drive.google.com/file/d/0By-y7jJTnynMZ3JSQURabXlEN2s/view?usp=sharing
....e il viaggio continua!
Vado indietro con la mente….Ricordo di aver incontrato il nome LOGO tante volte, studiando materie come psicologia, pedagogia e informatica, ma ho sempre declinato un approfondimento, tranne per la necessità di comprendere il significato della parola LOGO che spesso viene utilizzata in altri contesti, che, “a quel tempo”, erano più vicini alle mie esigenze e ai miei interessi. Poi finisco come animatore digitale nel vortice del movimento “coding” lo scorso dicembre 2015. Anzi no, mi sbaglio…Di coding ne ho sentito parlare già nel precedente mese di marzo 2015, approcciandomi al percorso relativo al Piano Regionale di Formazione per il personale docente “Docenti 3.0: la multimedialità in classe” (MIUR n.0017436 del 27/11/2014. Ebbene sì, solo la parola mi infastidiva….Troppo tecnica, troppo informatica…A me interessava approfondire la dimensione metodologica e didattica, di competenze tecnologico-informatiche mi basta sapere il necessario utile ad approcciarmi agli alunni. E invece!!! Entro nel mondo di SCRATCH…Seguo le lezioni in presenza tenute da un esperto, e mi sembra di non capirci nulla, al punto che, nella fase dell’esercitazione, quasi ho paura di mettermi in gioco. “Lascio fare ai miei compagni di gruppo”, penso. Ma finisco per sorprendermi io stessa quando, alle prese con tracce e consegne, mi lascio intrigare dalla strana antipatica “tecnica” di “costruzione di soluzioni” per arrivare allo scopo che, intanto, l’ intelligenza creativa di ogni membro del mio gruppo, si prefigge. Credo di aver attivato il motore del mio “pensiero computazionale”…e da lì si mette in moto qualcosa che non mi abbandona più. Quando rientro in classe, mi approccio diversamente al contesto didattico. Non voglio dilungarmi su questo aspetto, ma occorre che io ne faccia riferimento, perché con i miei alunni di allora 2^ primaria ho attivato pratiche metodologiche e didattiche che solo successivamente ho potuto e saputo collocare. Sorvolo l’esperienza dell’Ora del codice, di “Coding in your classroom now”, per teletrasportare l’attenzione sull’attuale contesto classe, costituito da alunni che oggi frequentano la 4^ primaria, tra i quali ci sono bambini con DSA.
Inizio a leggere il manuale. Sul pc della classe, che passa di mano in mano tra gli alunni durante le attività, a secondo delle necessità, scarico LibreOffice, seguendo attentamente le istruzioni, e arrivo a Libre Logo. Leggo e finalmente, dopo tempo, scopro cosa c’entra Papert con tutto ciò, ecc ecc… Decido di fare amicizia con la famosa tartaruga, considerando che con il gattino di Scratch abbiamo condiviso piacevoli avventure
Ovviamente, questa esperienza, è impiantata in un corso finalizzato ad un esame IUL che sollecita un certo impegno e investimento di tempo, ma non voglio sottovalutare l’importanza di un approccio per me più accessibile e utile rispetto sia alla mia formazione che al mio contesto didattico. Quindi, dopo l’inondazione di coding nel primo quadrimestre, dovuta ai numerosi pretesti provenienti dall’esterno ( Codeweek, Compleanno del PNSD, Ora del codice…) arriva il momento di concentrarmi su LOGO. Così, qualche giorno fa, chiamo il mio alunno F. (con DSA e nell’occhio del ciclone di esperti neuropsichiatri, docenti di sostegno ecc ecc), gli passo il pc e gli chiedo di esplorare questa “cosa nuova”. Apro il programma e introduco la novità più o meno con queste parole,: << Io non so bene ancora di cosa si tratta (e veramante è così), ma so che c’è una tartaruga che può eseguire dei movimenti….>>; F. mi interrompe e mi dice <<…come Scratch…>>, e io, ovviamente, per l’ennesima volta stupita, proseguo <<…sì, infatti, però con delle differenze. Hai a disposizione strumenti diversi per dare comandi…Ecco, guarda, questo è un manuale e a questa pagina ci sono indicazioni utili>>.
La mia avventura con LOGOTurtle, così l’ha chiamata F., inizia da qui…
Caro prof., se questo approccio è valido, proseguo, altrimenti attendo da lei la giusta dritta per aggiustare il tiro. In sostanza, mentre leggo il manuale, riascolto le sue lezioni, scopro LOGO, seguo i miei alunni ( sono diventati tre, per ora) che manipolano il software.
Io non insegno matematica, ma l’ambito linguistico, e mi trovo molto d’accordo con l’affermazione della separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica ( mi viene in mente Morin), di quanto questa abbia a che fare con il radicamento delle tradizionali pratiche di insegnamento e di apprendimento, e di quanto il PC possa cambiare la situazione, oltre “far guarire” dalla “MATHOPHOBIA”. Si sta parlando tanto di innovazione attraverso il digitale, ma il più delle volte si prende il problema partendo “alla larga”, da un approccio sociologico, pedagogico, didattico; mi sembra che con questo suo punto di vista stiamo partendo dal “cuore” del problema.
Sto scrivendo davvero considerando questo un mio “Diario di bordo” durante lo studio in progress del Manuale, quindi mi scuso se ci sono delle inesattezze che, evidentemente, potrò correggere al termine della lettura e dello studio dei materiali.
Qui qualche foto delle prime due occasioni di approccio degli alunni con LOGO...
https://drive.google.com/file/d/0By-y7jJTnynMZ3JSQURabXlEN2s/view?usp=sharing
....e il viaggio continua!
Lucia Perretta- Posts : 3
Join date : 2016-12-27
Re: Viaggio in LibreLogo con i miei alunni!
Cara Lucia,
innanzitutto chiedo scusa per il ritardo della risposta. Grazie per tutto questo racconto, molto interessante e molto utile per me. Molto apprezzato il documento con le prime esperienze dei due bambini. L'approccio è eccellente, non potrei chiedere di meglio. Avanti quindi con il diario di bordo!
E se mi capitasse delle volte di tardare un po' a rispondere, non esitate a sollecitarmi via email: arf@unifi.it.
innanzitutto chiedo scusa per il ritardo della risposta. Grazie per tutto questo racconto, molto interessante e molto utile per me. Molto apprezzato il documento con le prime esperienze dei due bambini. L'approccio è eccellente, non potrei chiedere di meglio. Avanti quindi con il diario di bordo!
E se mi capitasse delle volte di tardare un po' a rispondere, non esitate a sollecitarmi via email: arf@unifi.it.
Re: Viaggio in LibreLogo con i miei alunni!
Grazie a lei prof! Proseguo con molto piacere ed interesse!
Lucia Perretta- Posts : 3
Join date : 2016-12-27
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